30/01/2017

Partiamo dalla definizione di Biodisponibilità: si tratta di un termine preso in prestito dalla farmacologia e indica la frazione di sostanza (in questo caso “nutraceutico”) che raggiunge il circolo sanguigno e di conseguenza cellule e tessuti.

Tutto ciò che ingeriamo, dal salutare frutto alla golosa pasta, dal gelato creatore di sensi di colpa al centrifugato detossificante, passa attraverso il nostro apparato digerente che, senza voler approntare una lezione di anatomia, è compostoda stomaco – intestino tenue – fegato – intestino crasso più qualche altro organo importantissimo come il pancreas e la cistifellea.

 Questo insieme di organi è deputato alla digestione: processo con cui il cibo viene “demolito”, nei mattoni che lo costituiscono, in modo da poter essere assorbito e fornire nutrimento per la sopravvivenza delle nostre cellule e il conseguente benessere dell’organismo. Il punto è che non tutti i “mattoni” sono ugualmente assorbiti dal nostro organismo (e in grado di raggiungere il circolo sanguigno) ma, a seconda delle loro caratteristiche chimico-fisiche, alcuni diventano rapidamente disponibili per le cellule, altri rimangono nel lume intestinale per poi essere eliminati.

Eccoci tornati al concetto di biodisponibilità: quando assumo un alimento, il mio organismo è in grado di assorbire tutto ciò che contiene e farlo arrivare alle cellule?

La risposta è NO, ma non sempre è un male, alcune sostanze, infatti, è bene che rimangano nel lume intestinale e non vengano digerite, altre sono indispensabili e quindi devono assolutamente raggiungere il circolo sanguigno, altre ancora dovrebbero essere assorbite ma purtroppo il nostro organismo non ci riesce.


 

Ecco alcuni esempi che mi auguro chiariscano i dubbi:

-  Fibre alimentari (da cereali integrali, da frutta, verdura e legumi): si dividono in solubili e non solubili ma sono sempre INDIGERIBILI, il nostro intestino non è in grado di romperle in pezzetti più piccoli.
 E allora a cosa servono se non vengono per niente digerite? Assorbono acqua e aumentano la massa all’interno dell'intestino: favoriscono così l’evacuazione, contrastano la stitichezza e prevengono l'insorgere della diverticolosi.
 Quelle solubili (un esempio è la pectina) creano una gelatina a contatto con l’acqua: favoriscono il senso di sazietà e riducono l’assorbimento di sostanze “non buone” come ad esempio i grassi.

- Sali minerali e vitamine: nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, sono presenti tutti i micronutrienti di cui abbiamo bisogno ma a volte è necessaria un’integrazione: o perché non sono in quantità sufficienti, o perché non sono, appunto, disponibili.
Spesso il miglior modo per assumere un minerale o una vitamina è attraverso il cibo, anche se esistono delle eccezioni: esistono studi, ad esempio, che dimostrano come l’acido folico supplementato sia più biodisponibile del folato alimentare. [1]

Altrettanto spesso gli integratori, se non formulati bene, non permettono l’assorbimento delle sostanze contenute in quantità rilevanti(gli esempi principali sono Magnesio, Calcio, Ferro…).La regola generale, che sicuramente ci premureremo di approfondire nei prossimi articoli, è quella che i sali organici (citrati, pidolati, gluconati) sono più biodisponibili dei sali inorganici (ossidi, carbonati, solfati).



-Altri nutraceutici: gli alimenti sono ricchi di sostanze con attività fisiologica ampiamente studiati e assunti per i loro benefici effetti: dai polifenoli ai carotenoidi, dai glucosinolati ai fitoestrogeni [2]; alcuni di questi sono lipofili, e, a causa della loro scarsa solubilità in acqua, vengono assorbiti in misura minore dal nostro intestino per passare nel circolo sistemico, alcuni esempi abbastanza noti sono i carotenoidi e la curcumina. Per questo tipo di molecole, in generale, l’assunzione ai pasti ne migliora l’assorbimento grazie alla componente grassa del cibo, inoltre molte molecole sono meglio assorbite se assunte come fitocomplesso, ossia assieme alle altre componenti della pianta anziché isolate (un esempio è la curcumina).

A volte, poi, esistono sinergie tra sostanze diverse che migliorano l’assorbimento: l'assunzione concomitante di pepe, ad esempio, grazie alla piperina, molecola deputata alla sua piccantezza, ha dimostrato aumentare notevolmente la biodisponibilità della curcumina [3]. Un altro esempio è la vitamina C che aiuta l’organismo ad assorbire il ferro[4] aumentando addirittura di tre volte la sua disponibilità. 








1. Hannon-Fletcher MP, Armstrong NC, Scott JM, Pentieva K, Bradbury I, Ward M, Strain JJ, Dunn AA, Molloy AM, Kerr MA, McNulty H. (2004). Determining bioavailability of food folates in a controlled intervention study. American Journal of Clinical Nutrition 80(4):911-918.
2. Brunella CARRATÙ e Elisabetta SANZINI (2005). Sostanze biologicamente attive presenti negli alimenti di origine vegetale. Annuali Istituto Superiore di Sanità 41(1):7-16 (http://www.eatris.it/binary/publ/publi/4117.1121684384.pdf
3. Shoba G1, Joy DJoseph TMajeed MRajendran RSrinivas PS. (1998) Influence of piperine on the pharmacokinetics of curcumin in animals and human volunteers. Planta Med. 64(4):353-6.
4. Teucher B, Olivares M, Cori H. (2004). Enhancers of iron absorption: ascorbic acid and other organic acids. International Journal of Vitamin and Nutrition Research 74(6):403-419.




 
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