Il cioccolato è un piacere!
Il
cioccolato è un piacere!
Il
cioccolato oltre che ad un piacere è una consolazione, un peccato di gola che
ci si concede con un briciolo di senso di colpa e un brivido da trasgressione.
Prima di
sentirci in colpa, tuttavia, dovremmo analizzare quanto e soprattutto quale cioccolato stiamo mangiando,
esistono un’infinità di tipologie di cioccolato: il fondente, al latte, bianco,
gianduia, aromatizzato…
Parliamo del
cioccolato soprattutto attraverso un approccio nutrizionale, senza considerare
nel dettaglio gli aspetti organolettici del prodotto ma analizzando quelle che
sono le caratteristiche di ciascuna tipologia, in modo da poterci orientare
nella scelta.
Partiamo
innanzi tutto dal lunghissimo processo
produttivo:
1) la fava di cacao dopo essere stata raccolta, fatta fermentare, essiccata,
viene tostata per sprigionarne gli aromi e per sanificazione batterica, viene
poi sbucciata e tritata. A questo punto la granella di semi di cacao viene
macinata per ottenere la pasta di cacao (ingrediente base per la produzione del
cioccolato, ad eccezione del cioccolato bianco.
2) Dalla
pasta di cacao, per spremitura si possono ottenere anche burro di cacao
(definito legalmente nei suoi componenti, si tratta del grasso naturalmente
presente nei semi di cacao) e il cacao in polvere.
3) Partendo
dalla pasta di cacao si procede alla miscelazione con burro di cacao, zucchero, eventualmente latte, aromi,
emulsionanti, questa miscela subisce prima la raffinazione e poi il concaggio
(per renderla fluida e cremosa), il temperaggio ,processo termico molto
importante per determinare le caratteristiche finali del cioccolato, come
aspetto brillante ed omogeneo, e la croccantezza detta anche “ snap “ ,
dopodichè viene modellato nella sua forma finale e confezionato.
- dalla fava al cioccolato
Classificazione
Ecco alcune
definizioni dalla normativa vigente (D.L. n° 178 del 12 giugno 2003):
Cioccolato: composto da cacao e zuccheri con un contenuto
minimo di sostanza secca totale di cacao del 35%, di cui almeno il 18% di
burro di cacao e almeno il 14% di
cacao secco sgrassato.
Cioccolato al latte: prodotto ottenuto da prodotti di
cacao, zuccheri e latte o prodotti derivati dal latte. Deve contenere almeno il
25% di sostanza secca totale di cacao, il 14% di sostanza secca totale di
origine lattica e il 25% di materie grasse totali.
Cioccolato bianco: Il prodotto ottenuto da burro di
cacao, latte o prodotti derivati del latte e zuccheri. Deve contenere non meno
del 20% di burro di cacao e non meno del 14% di sostanza secca totale di
origine lattica.
A queste
definizioni possono essere aggiunti, volontariamente termini, diciture o
aggettivi per sottolinearne la maggiore qualità (fine, finissimo, extra), sempre che i prodotti in questione
contengano:
a) nel caso
del “cioccolato”, non meno del 43% di sostanza secca totale di cacao, di cui
non meno del 26% di burro di cacao;
b) nel
caso del “cioccolato al latte”, non meno del 30% di sostanza secca totale di
cacao e del 18% di sostanza del latte ottenuta dalla disidratazione parziale o
totale di latte intero, parzialmente o totalmente scremato, panna, panna
parzialmente o totalmente disidratata, burro o grassi del latte, di cui almeno
il 4,5% di grassi del latte.
La controversia del PURO
La normativa
europea (direttiva (Ce) 2000/36) ha aperto le porte all’utilizzo nelle
cioccolate di altri grassi oltre al burro di cacao (la normativa italiana
previgente non lo prevedeva) per allinearsi a stati europei in cui ne era
ammesso l’uso (con un limite massimo del 5% del prodotto finito – possono
aggiungersi, ma non sostituirsi alle percentuali minime fissate dalla normativa
per il burro di cacao - il burro di illipé, l’olio di palma, il grasso e la stearina
di shorea robusta, il burro di karité, il burro di cocum e il nocciolo di
mango.
Il
legislatore italiano, recependo la direttiva, ha adottato il termine “puro” per
contraddistinguere il cioccolato in cui veniva impiegato il solo burro di
cacao.
La Corte di
giustizia Ue (sentenza 25 novembre 2010, causa C-47/09) ha giudicato
fuorviante, per i consumatori europei, la nozione di cioccolato “puro”
introdotta in Italia e ne ha vietato l’utilizzo. Dal 2012, il termine “puro”
non può più figurare in etichetta.
Come leggere
l’etichetta:
- dichiarazione nutrizionale cioccolato
è importante prestare attenzione in particolare a:
1.la
percentuale di cacao: maggiore è, migliore è la qualità del cioccolato:
aumentano le proprietà benefiche gli effetti correlati al cacao.
2. la
presenza di altri grassi oltre al burro di cacao (in questo caso è obbligatoria
la dicitura “contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao”): non si
potrà scrivere puro ma….
Per approfondimenti: http://www.mise.gov.it/images/stories/mise_extra/php8iYDOV%20OPUSCOLOetichetta%20del%20cacao%20e%20del%20cioccolato.pdf